Il Perseo del Cellini

Visite guidate al centro storico di Firenze. Alla scoperta di un capolavoro di un grande maestro, il più famoso orafo fiorentino, genio maledetto dell'arte, Benvenuto Cellini e il suo Perseo in bronzo. 

Perseo commissione medicea

La statua del Perseo venne commissionata da Cosimo I, duca di Firenze, all’orafo e scultore Benvenuto Cellini nel 1545. Dalla Vita dell’artista, queste le sue parole: ‘Risposi al mio Duca che volentieri o di marmo o di bronzo io gli farei una statua grande in su quella sua bella piazza. A questo mi rispose che avrebbe voluto da me per una prima opera, solo un Perseo: questo era quanto lui aveva già desiderato un pezzo; e mi pregò che io gnene facessi un modelletto’. Passarono ben nove anni per arrivare finalmente all’opera finita. Fin da subito la statua era destinata alla piazza della Signora, e avrebbe dovuto reggere il confronto con i grandi capolavori dei maestri, il David di Michelangelo e la Giuditta e Oloferne di Donatello. In effetti fu subito un grande successo. I critici e il popolo spesero parole di elogio e ammirazione per questo capolavoro di maestria e talento del lavoro del bronzo.

Il duca volle la statua sulla piazza non solo come abbellimento: il mito di Perseo alludeva a Cosimo stesso, alla sua personale sconfitta dei nemici, al taglio della testa della Repubblica, e serviva da monito per il futuro. Chi solo avesse pensato a mettersi contro Cosimo avrebbe fatto la fine della Medusa.

Il mito di Perseo

Perseo è un semidio e eroe della mitologia greca. Figlio di Zeus e Danae, dimostrò il suo grande coraggio nell’accettare la missione dell’uccisione della Gorgona Medusa, pericolosissimo mostro dallo sguardo micidiale capace di trasformare chiunque la incontrasse in pietra, e dalla testa coperta di un groviglio di serpenti. Cellini rappresenta Perseo nell’atto di sollevare la testa di Medusa appena mozzata, da cui sgorga a fiotti il sangue, calpestandone il corpo di donna che si contorce ai suoi piedi.

Anni di ricerca e maestria tecnica

Cellini cambiò più volte idea su come impostare la statua, relativamente alla posa e all’equilibrio delle forme. Ne sono testimonianza i due modelli esposti al Museo del Bargello, uno in cera e l’altro di bronzo. Durante la visita guidata del museo vengono mostrati accanto alla base originale della statua in marmo. In seguito i problemi del Cellini furono soprattutto la fusione, il materiale risultato insufficiente, le rifiniture estenuanti sui dettagli chiamate dall’artista ‘rinettatura’ e durate numerosi anni. Pare che il metallo ricevuto per fondere l’opera non fosse abbastanza, e Cellini racconta l’episodio rocambolesco della ricerca affannosa di stoviglie da gettare nella fusione nella sua cucina all’ultimo quando si accorse che il bronzo non bastava. Il carattere stesso dell’artista ebbe la sua nel rallentare i lavori: nel 1546 lasciò Firenze scappando all’accusa di sodomia e trovò riparo a Venezia, interrompendo così l’opera del Perseo.

I restauri

 

Un attento restauro ha riportato la statua ai suoi splendori nel 1998. Periodicamente è previsto un intervento di manutenzione, che consiste nella stesura di vernici e pellicole protettive e specifiche per leghe di rame.